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venerdì 22 febbraio 2013

SIAE - Chi guadagna di più

SIAE 
Quanto guadagnano e che potere hanno


Si sta parlando molto di SIAE e di guadagni dal diritto d'autore, in questo periodo. Il motivo è l'imminente elezione del Consiglio di Sorveglianza e l'approvazione del nuovo statuto, che assegna un maggiore numero di voti in assemblea a chi raccoglie più soldi con il diritto d'autore. In pratica: comandano i più ricchi. Da questo punto di vista, diventa interessante capire chi sono i più facoltosi e quindi i più potenti all'interno della SIAE. Quindi chi guadagna di più con i diritti d'autore SIAE?


A rispondere è un articolo del Corriere del 22 febbraio a firma Massimo Sideri. Nel pezzo, il Corriere mette in fila tutti gli autori che guadagnano più soldi dai dividendi della SIAE. Nonostante la musica porti gran parte degli introiti dei diritti d'autore (circa 480 milioni di euro all'anno sui 600 milioni complessivi raccolti da SIAE), non è un musicista in testa alla classifica, ma un autore televisivo.






Si tratta di Michele Guardì, autore e regista di programmi come Uno Mattina e per anni il comitato de I fatti vostri, che ogni dodici mesi porta a casa due milioni di euro di diritti d'autore. Condannati alla rivalità perenne anche nei conti correnti, Ligabue e Vasco Rossi si piazzano a ridosso di Guardì con un milione e 600mila euro a testa. Sopra il milione di euro anche Zucchero, mentre intorno ai sei zeri si attesta Ennio Morricone. La pattuglia di chi supera il mezzo milione è decisamente nutrita: Pino Donaggio (800mila), Lorenzo Jovanotti(750mila), Biagio Antonacci (700mila), Claudio BaglioniFrancesco De GregoriGianna Nannini ed Eros Ramazzotti (500mila).

Come sottolinea a più riprese Massimo Sideri nell'articolo sull'edizione cartacea del Corriere, si tratta di incassi legati ai soli diritti d'autore, cui vanno aggiunti gli introiti legati a vendite di dischi, biglietti di concerti e merchandising di vario tipo.



Questi gli incassi dei diritti d'autore, questi, quindi, gli equilibri della SIAE del futuro prossimo. Un futuro prossimo in cui Michele Guardì peserà tantissimo. Lui e il superpremio.



Sanday Voice
fonte: Rockit

www.sandayagency.it


giovedì 21 febbraio 2013

Wop Bop a Loo Bop a Lop Bam Boom

The Soul Sailor and The Fuckers
Nuovo singolo e nuovo video per la band perugina.




Nuovo singolo estratto dal loro ultimo lavoro "The Effects of getting Wilder and Wilder".
Sonorità vintage, quasi mistiche si mescolano a questo videoclip stupefacente; allucinogene.

Wop Bop a Loo Bop a Lop Bam Boom: Little Richard sarebbe fiero.

giovedì 7 febbraio 2013

Star-Cake compilation 2nd candle

Starquake Records compie due anni
Compilation in free download


Cover Art by William Pit
Starquake Records, giovane netlabel torinese, compie due anni e decide di festeggiare a proprio modo: Compilation in free download.
10 tracce inedite composte da tutti gli artisti del roster Starquake
(FmHarlock, No.One.Team, DISCOFORGIA, Brandumize, The Crossfaders, Zero Call, Sebastian Love, Is, Axton Frick e The Clown) dove sinth e drum machine la fanno da padrona.

In questi due anni appena trascorsi, l'etichetta ha saputo ritagliarsi un notevole e importante spazio nella scena electro italiana ed europea.
La qualità delle produzioni scelte da FM Harlock, fondatore e mastermind del progetto, hanno permesso alla label di arrivare sui più importanti magazine e blog.

Qui sotto il link per il download della compilation





lunedì 4 febbraio 2013

Sound City - Il film di Dave Grohl


SOUND CITY
Dave Grohl, il nuovo re Mida

Sound City - Poster ufficiale
C’era un posto, nella “valley” di Los Angeles. Era uno studio di registrazione. Non è neanche dei più famosi. Esiste dalla fine degli anni ’60: è lì che si sono formati i Fleetwood Mac – la seconda versione, quando Mick Fleetwood incontrò Lindsey Buckingham, lo convinse ad entrare nella band e il chitarrista si portò dietro la sua fidanzata.
Quello studio è, da fuori, un brutto capannone in una zona semi-industriale il cui parcheggio spesso si allaga. Dentro fa schifo, è un casino. Ma in quello studio c’è una consolle fantastica, una Neve. C’è una stanza che ha un suono perfetto per la batteria. Le chitarre le fai suonare bene ovunque, dice Rick Rubin, ma la batteria…
E c’è la magia. In quello studio hanno inciso da Tom Petty, a Johnny Cash (il primo disco degli “American Recordings” con Rick Rubin), ai Rage Against The Machine, ai Nirvana.
Già, i Nirvana: è lì che venne inciso “Nevermind”. E’ da lì, da quel viaggio in furgone nel ‘91 verso L.A., che nasce il rapporto di Dave Grohl con quello studio. Un rapporto che si è trasformato in un documentario – “Sound City”.
Del film si è parlato soprattutto per  i Sound City Players: il gruppo estemporaneo di musicisti messo in piedi da Grohl – che ha debuttato al “Sandy relief concert” lo scorso dicembre. Venne spacciata per una reunion dei Nirvana (Grohl con Novoselic e Pat Smear + Paul McCartney alla voce). Ma era invece un’anticipazione della colonna sonora/album legati a questo film. L’album uscirà a marzo. Grohl sta suonando spesso con i suoi amici musicisti in questo periodo – forse anche al SXSW, dove è “Keynote speaker”. Ma intanto ecco il film: si può comprare o nolleggiare su iTunes 
Ci sono due cose da dire su questo film. La prima è emotiva: “Sound city” è una bella storia. Una di quelle “micro storie”, di persone o luoghi apparentemente minori del mondo rock, che però sono rappresentative, paradigmatiche. Un po’ come la biografia di un discografico o la storia di una scena musicale, la storia di Sound City è la storia del rock in piccolo.  Dal boom degli anni ’60, quando bastava un singolo azzeccato per diventare ricchi, allo stardom, al passaggio al digitale, ad oggi.
La seconda è più razionale e riguarda il film.  Grohl ha messo in piedi un cast di primissimo piano: dai Fleetwood Mac a Trent Reznor, nel film ci sono tutti quelli che sono passati da questo studio. Il film è costruito bene, la storia raccontata come si deve, ricca di aneddotti memorabili e materiali di archivio rari o inediti. Forse il tono è un po’ nostalgico, anzi retromaniaco. Del genere “si stava meglio quando si stava peggio” – tipo quando si racconta il passaggio alla registrazione digitale, a come dopo venne rifiutata dallo studio per diverso tempo – e di come il software Pro Tools ha costretto alla chiusura molti studi di registrazione, tra cui lo stesso Sound City. Infine, il montaggio, spesso troppo frenetico (la regia ggiovane!), spezza un po’ la storia: diciamolo Grohl ha tanti pregi, ma non è proprio un regista di esperienza.
Ma a parte questo, “Sound City” è da vedere, poche storie.

Sanday Voice